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L’Italia è uno dei principali paesi esportatori a livello mondiale, ed occupa una posizione preminente nel commercio internazionale. Seppure negli ultimi anni si sia vissuta una grave crisi, il commercio estero ha mantenuto sostanzialmente il suo ruolo di elemento fondamentale per la crescita economica. Infatti, negli anni dal 2010 al 2014, l’Italia è riuscita a mantenere praticamente invariata la propria ottava posizione all’interno del ranking dei maggiori paesi esportatori, con delle quote di mercato in export di 2,9% nel 2010 e 2,8% nel 2014. Merita però menzione il fatto che la quota nel 2004 fosse del 3,4%.
Va sottolineato inoltre che molti paesi occidentali hanno diminuito il loro peso: la Germania (paese leader nel 2004) ha visto la propria quota passare dal 10% all’8%, Gli Stati Uniti sono passati dal 9% all’8,5%, mentre la Cina è passata da una quota del 6,5% ad una del 12,4%.
La vocazione al commercio estero dell’Italia, in ogni caso, è confermata anche dal grado di apertura agli scambi internazionali (cioè il rapporto fra export e PIL), che con un valore del 24,5% rende il nostro paese uno dei grandi attori mondiali. Come abbiamo accennato poche righe fa, l’export è stata una componente fondamentale per la nostra domanda aggregata durante un periodo di debolezza dei consumi delle famiglie e degli investimenti. Infatti nel 2014 sono cresciute del 2,1%, a differenza delle importazioni che, avendo risentito della debolezza della domanda interna (in particolare dei consumi delle famiglie), sono diminuiti dell’1,7%.
Il commercio estero italiano riguarda soprattutto i prodotti delle industrie manifatturiere. In particolare, se si dà uno sguardo alle esportazioni, si nota che essi costituiscono più del 90% del totale. Se invece si vanno a vedere anche le importazioni, assumono importanza anche i prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere (14%), fra cui i più importanti sono petrolio e gas.